N.A.T.W.W.A.L. – di Carlo Battiston

La mostra fotografica N.A.T.W.W.A.L. (Not All [Those] Who Wander Are Lost) di Carlo Battiston rappresenta un’importante riflessione sull’essere umano e sulla sua incessante ricerca di conoscenza ed esplorazione, attraverso l’arte e la fotografia, del mondo che ci circonda, dei mondi che immaginiamo, delle persone che ci abitano e che abitiamo.

Nell’era delle immagini create dalle I.A., dove l’iperrealismo è finzione, i paesaggi in mostra sono frutto del lavoro dell’autore nella riproduzione fotografica della realtà, distorcendola grazie al movimento e alla serendipità nella sperimentazione espressiva.
Ne deriva la dimostrazione di come ogni cosa che vediamo sia meno di un battito di ciglia nella linea infinita del tempo che trascorre, un movimento impercettibile ma inesorabile del tutto. Ci mostra un luogo sostanzialmente diverso se solo l’autore scattasse un attimo prima o un attimo dopo.
Le immagini dell’artista evocano mondi irreali e onirici, seppur credibili, che facilmente potrebbero essere collocati in opere come “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick o ne “Il Signore Degli anelli” di J.R.R. Tolkien e invitano il visitatore a sperimentare un viaggio nel tempo e nello spazio, come nelle grandi saghe e i grandi miti dell’antichità.
La mostra celebra l’essere umano nella sua capacità di sognare e di creare, e grazie ad essa, come ne “Il viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich, ci ritroviamo come figure sconosciute che ammirano l’ignoto, e ci si perdono.
La tecnica fotografica di Battiston, che utilizza il movimento come parte fondamentale della composizione, contribuisce a creare una sinergia tra lo spettatore e l’opera, rendendo la mostra una vera e propria esperienza ipersensoriale.
In questo senso, il lavoro dell’autore rappresenta un’importante riflessione sulla nostra esistenza e sul nostro desiderio di andare sempre oltre: ci porta alla scoperta di nuovi mondi e nuove possibilità, dove anche un corpo femminile (spogliato non soltanto degli abiti ma del peso della malizia e del voyeurismo) si fa catalizzatore di nuove infinite esperienze, dove elementi familiari mascherati possono dare chiavi di lettura differenti ad ogni contemplazione personale, dove nel perderci e nel farci ingannare, in cuor nostro sappiamo sempre esattamente dove ci troviamo.

Emanuele Salvagno