dal 18_01_20 > Mostra “Identità_memoria_oblio”

La mostra Identità_memoria_oblio, collettiva in collaborazione con Areafotografia con le immagini di Cesare Ballardini, Gian Luca Eulisse, Chiara Natta, Raffaella Sacchetti, Prosdocimo Terrassan e Marco Vincenzi, a cura di Emanuele Salvagno e Prosdocimo Terrassan, verrà inaugurata sabato 18 gennaio alle ore 18.30 negli spazi espositivi di Spazio Cartabianca.

Con l’occasione, il progetto verrà presentato dal prof. Sergio Giorato.

La mostra, aperta al pubblico fino a sabato 15 febbraio 2020, prosegue il ciclo di mostre fotografiche per la promozione dei giovani fotografi emergenti che sin dalla nascita della galleria ne contraddisdingue l’offerta culturale.


Identità_memoria_oblio è il tema di una mostra site-specific ideata da Prosdocimo Terrassan per lo spazio espositivo AREAFOTOGRAFIA di Monselice dove questo lavoro, realizzato da sei autori, è stato esposto nel 2019.
I fotografi hanno approfondito il tema dell’identità e della memoria nella consapevolezza che la fotografia non rappresenta mai la realtà ma solamente una idea di realtà e che nella sua sostanziale ambiguità, questa evoca si, la morte in quanto blocca e congela la vita nel suo normale fluire, ma esprime così anche tutta la sua forza, nella misura in cui questo le consente di sottrarre qualcosa all’oblio.
identità_memoria_oblio viene oggi proposta in un nuovo allestimento nello Spazio Cartabianca.


CESARE BALLARDINI
Fusignano (RA) 1954, vive e lavora a Bologna.
Ha studiato teoria e storia della fotografia al Dams (Bologna, Italia). Dopo gli studi ha avuto la possibilità di avere Luigi Ghirri come mentore e sviluppare progetti con Guido Guidi. Negli anni ’90 e nel 2000 è stato parte attiva dei seminari della Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, con autori come Lewis Balz, Stephen Shore e Frank Gohlke. Dal 1998 lavora presso la Biblioteca di fotografia e cinema Renzo Renzi di Bologna.
Nel 2011 ha pubblicato il libro “Dal Vero” a cura di Luca Nostri e pubblicato dall’edizione del Bradipo.

In questo lavoro, originariamente composto di dieci fotografie, ha indagato gli spazi di Monte Sole nei territori di Marzabotto, dove le SS naziste compirono la più efferata e grande strage d’Europa più comunemente nota come la “strage di Marzabotto”.
La sua … “sembra essere una ricerca dedicata agli sguardi perduti, quelli trascurati e ricondotti nel limbo dell’insignificante, quelli abbandonati che non descrivono orizzonti, che non raccontano bellezze, che non mostrano intense emozioni. Ma proprio per questo, dedicandosi ad essi, all’ombra di una croce, al ramo che si intreccia con le ombre, ad essi che si pongono ai margini della nostra devozione visiva, ai bordi trascurati della nostra dedizione intellettuale ed emotiva, egli perviene ad una provocazione che ci porta dritti alla domanda filosofica sulla gerarchia dell’essere, sul senso e il significato dell’essere”.
(Identità_memoria_oblio | una riflessione sulla fotografia, alla ricerca degli sguardi perduti. Sergio Giorato 2019).


GIAN LUCA EULISSE
Venezia 1966, Vive e lavora a Treviso.
Il suo interesse per la fotografia lo ha portato, nei vari anni, a partecipare a numerosi seminari di fotografia con importanti autori contemporanei, fra i quali, Roberto Salbitani, Guido Guidi e Ghilbert Fastenaekens. Dal 2003 lavora presso il FAST-Foto Archivio Storico Trevigiano della Provincia di Treviso.
Le sue opere sono state esposte in varie rassegne e gallerie di fotografia contemporanea.

All’oblio storico, e culturale assieme, di un Porto Marghera, dal 1917 luogo del progresso e dello sviluppo industriale del nostro paese, si dedica la fotografia di Gian Luca Eulisse. Educata e composta nel formalismo rigoroso degli architetti fotografi della scuola di Italo Zannier, la fotografia di Eulisse racconta la identità smarrita di un secolo breve, il Novecento, che ha conosciuto la massima potenza dell’umano e ha visto infrangersi il sogno del superamento di ogni ingiustizia.
Nel disordine dell’abbandono ricomposto con scrupolosa dedizione, con un leggero belletto di grazia, come si fa con il morto che ci ha appena lasciati, il fotografo, nel raccontare ciò che è stato, sembra cercare una speranza.
(Identità_memoria_oblio | una riflessione sulla fotografia, alla ricerca degli sguardi perduti. Sergio Giorato 2019).


CHIARA NATTA
Riva S. Stefano (Imperia), vive e lavora a Genova.
Studia e insegna Arte nella scuola secondaria.
Si avvicina alla fotografia nel 1982, a Genova, alla scuola di Giuliana Traverso.
Continua con numerosi workshop con fotografi italiani e stranieri, fra cui G. Basilico, G.Guidi, F.Nocera, l.Baltz, S.Shore, F.Golhke, D.Auerbacher, B.Princen, T.Davis, H.Hutte.
Ha realizzato per “Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea” di Rubiera(R.E.) “Un territorio di Canossa”.
Ha partecipato a varie esposizioni in Italia, Francia,  e a varie edizioni di Fotografia Europea.

“… tornando all’uomo e alla materia stessa che li costituisce, fatta di tempo, di presenze e di abbandoni, il lavoro di Chiara Natta è dedicato a quel richiamare al cuore, che abbiamo indicato come l’esercizio più intimo e intenso del trattenere con noi, del ricordare, cioè. Penetrando con raffinata sensibilità femminile i luoghi della convivenza di Klaus e Katrin, Chiara Natta esplora lo spazio vitale dell’amore e della condivisione che riemerge con forza in ogni guardare, in ogni oggetto, ombra o soprammobile, che hanno accompagnato la storia dei due protagonisti e chesi impongono come lacrime del tempo/storia, nel momento dell’abbandono e dell’assenza definitiva.
Sono gli orizzonti del quotidiano benessere, del tempo trascorso nel nostro accadere, che ora piangono la incommensurabile perdita”. (Identità_memoria_oblio | una riflessione sulla fotografia, alla ricerca degli sguardi perduti. Sergio Giorato 2019).


RAFFAELLA SACCHETTI
Cesena 1973, vive e lavora a Cesena.
Architetto e docente a contratto presso il Corso di Laurea in Architettura di Cesena, Università di Bologna. Dal 2006 collabora alle attività di ricerca all’interno del Laboratorio di Fotografia del Dipartimento di Architettura nell’ambito di progetti fotografici volti all’indagine della città e del paesaggio.È tutor del corso di Storia e Tecnica della Fotografia tenuto dal Prof. Massimo Sordi.
Nell’ambito del Laboratorio di Fotografia del Dipartimento di Architettura UniBo ha contribuito all’organizzazione di numerosi workshop, ha allestito e curato mostre, progetti editoriali, grafici e web.
Come fotografa nel 2013 ha partecipato al Workshop Internazionale di Fotografia ‘Adriatic coast to coast’ diretto da Max Pam a Savignano sul Rubicone dedicato alla costruzione del libro fotografico.
Con il leporello dal titolo ‘Rafa El’ nel 2014 ha partecipato alla mostra Adriatic Project all’interno di Atlante.it nell’edizione SI Fest 23, presso lo spazio Mirmar a San Mauro Pascoli.

Album
L’inconscio è, in primo luogo e prima di ogni altra cosa, il mondo del passato, riattivato dalla limitatezza dell’atteggiamento cosciente.  (C. G. Jung)
La vista sfocata mi costringe a limitare il campo … il lago e i pesci improvvisamente si mettono in posa…
Cerco nelle immagini che ho stampato gli indizi di ciò che ho perso quando ero concentrata a guardare intorno a me.
La ricerca è costante, la fotografia evoca la parte di me che si sente appartenere al mondo che guardo.
Raccolgo questi indizi per ritrovare il legame con gli alberi e le foglie, con i pesci e con l’acqua, farmi attraversare dalla luce, partecipare alla fotosintesi. (l’autrice).
“ … e a questo clima, si potrebbe dire, del marginale/inconsueto, ripescato e quasi salvato dalle acque torbide dell’oblio, che caratterizza l’intera esposizione, l’Album di Raffaella Sacchetti aggiunge la provocazione. Mantenendo il registro del tono basso della ripresa, libera da condizionamenti e dalle rincorse estetiche fine a se stessi, l’autrice ci propone una sorta di anti-fotografia, di ritratti di spalle o ad occhi chiusi o intrisi di casualità, dedicandosi al vuoto rumoroso delle possibilità, alternative, aggiungerei al suo verso.
Giocando, da ultimo, con il tema dell’osceno proponendoci un bellissimo scorcio con primo piano di genitali femminili, irridendo Mantegna e tutta la retorica della sessualità, per via di quelle mutande infantili a cuoricini stampati.
(Identità_memoria_oblio | una riflessione sulla fotografia, alla ricerca degli sguardi perduti. Sergio Giorato 2019).


PROSDOCIMO TERRASSAN
Montegrotto Terme 1951, vive e lavora ad Abano Terme (PD)
Architetto e fotografo, si è laureato allo IUAV con Carlo Scarpa con cui ha collaborato. Fino al 2017 ha svolto la libera professione.
Con il banco ottico ha fotografato le architetture di Gio Ponti a Padova e altre importanti architetture degli anni venti e trenta, il Cimitero Brion a Vito d’Altivole e la Fondazione Querini Stampalia a Venezia. Per Mondadori Electa ha pubblicato il libro:  “CARLO SCARPA, la Fondazione Querini Stampalia a Venezia” con saggi di Francesco Dal Co e Sergio Polano.
Ha partecipato ai seminari di Guido Guidi, Ghilbert Fastenaekens, John Gossage.
Ha collaborato con Il Comune di Padova e con l’Università degli Studi di Padova.
Nel 2017 ha partecipato alla mostra fotografica  “4 x 4 architetture” realizzata nello spazio di AREAFOTOGRAFIA con Guido Guidi, Mariano Andreani e Michele Buda.
Per AREAFOTOGRAFIA sta curando la campagna fotografica “Colli Euganei, esplorazioni” che vede coinvolti 25 fotografi italiani.

Sapiente e complessa, come nello scorcio del portone aperto sulla strada dove si addensano ulteriori immagini e ulteriori linee, le foto di Prosdocimo Terrassan ci conducono nuovamente all’incanto del dettaglio. Queste immagini hanno la capacità i reintrodurre una straordinaria bellezza, insensata e oscura, composita e misteriosa, come nei frammenti stracciati di un manifesto che si confonde con le ombre della strada e che racconta di complicanze e sovrapposizioni. Pur mantenendosi fedele concettualmente al clima dell’oblio, che abbiamo indicato come tema della mostra, le immagini di Terrassan sanno penetrare le sommerse inquietudini del bello che viene dal nulla per abitare nei nostri occhi. E dedicandosi, infine, ad una sorta di meta-fotografia, come in Velazquez o Rembrandt che riflettono sull’esercizio del comporre l’arte rappresentando il loro stesso comporre, Terrassan indaga ciò e ancora emerge e si nasconde nell’immagine tecnica riprodotta, portandoci ad ulteriori svelamenti.
(Identit߭à_moria_oblio | una riflessione sulla fotografia, alla ricerca degli sguardi perduti. Sergio Giorato 2019).


MARCO VINCENZI
Fano 1958, vive e lavora a San Marino.
Sociologo, esperto di comunicazione visiva e di fotografia, ha collaborato con enti ed istituzioni per la realizzazione di progetti di ricerca, attività culturali e mostre. In particolare, si è occupato d’infanzia e di promozione della partecipazione sociale dei bambini, facendo uso della fotografia. A queste attività, su cui ha scritto e pubblicato anche brevi saggi(*), alterna quella, non professionale, di artista e fotografo.
Ha pubblicato, inoltre, dei libri fotografici() e realizzato mostre in Italia e all’estero, dove sue opere sono conservate in diverse collezioni pubbliche e private. Dal 1993 al 2002, è stato curatore della collana “Edizioni di Photographia” per l’editore AIEP di San Marino
“Lo sguardo dei bambini: la fotografia come strumento di pianificazione sociale partecipata” in “Autonomie locali e servizi sociali 3/09”, a cura di P. Zurla – ed. Il Mulino (2009) () “La promozione del dialogo attraverso la fotografia” in “Costruire la diversità e il dialogo con bambini e preadolescenti”, a cura di C. Baraldi – ed. La Mandragora (1995) ()“Donodidonna”, con testo introduttivo di Italo Zannier, 1994, AIEP Editore () “Nelle case della cultura contadina”, 2000, AIEP Editore

Il lavoro, composto di 9 fotografie, è tratto dall’omonimo suo libro ID. RIMINI (2009- 2010) pubblicato nel 2014.
Le sue fotografie mostrano una Rimini privata, marginale ed estranea ai luoghi del turismo, quella al di fuori del centro storico, dal lato opposto del mare, dove vivono i riminesi dall’indole accogliente. In questi luoghi che somigliano a quelli di una qualunque città, di una periferia assonnata e indolente, non c’è ancora questa predilezione per ciò che le consuetudini visive, sempre alimentate dalla retorica del luogo comune e sostenute dalla pigrizia dell’intelligenza, hanno trascurato?” (Sergio Giorato 2019)
“… Le immagini fotografiche realizzate da Marco Vincenzi ci consentono di esplorare lo spazio di relazione che si instaura tra la strada, spazio pubblico per eccellenza, e la casa, luogo in cui si dimora. Uno spazio che passo dopo passo viene scoperto e svelato dallo sguardo attento e distaccato del fotografo.
Vincenzi conosce bene la città di Rimini, lo si intuisce dalla capacità di cogliere dettagli anonimi dietro i quali i diversi quartieri della città prendono forma nonché dall’attitudine ossessiva nel cercare di comprendere la dimensione sociale dello spazio urbano come in un lento ritorno a casa.
Il suo sguardo conquista lo spazio privato inaccessibile, non cerca una rispettosa distanza, ma prova a spostarsi , dallo spazio pubblico, fin dove l’occhio e la macchina possono arrivare, mantenendo un rigore compositivo nel rispetto di un lucido distacco emozionale su cui imposta la costruzione poetica del lavoro …”
(Rimini. Abitare – Stefania Rossl, Massimo Sordi).


SERGIO GIORATO
Docente di filosofia e storia presso il Liceo scientifico “E. Fermi” di Padova, è autore di numerose pubblicazioni di indagine storico culturale sul territorio. Si è occupato di fotografia realizzando attività espositive e culturali in collaborazione con Lanfranco Colombo, direttore della Galleria “Il Diaframma” di Milano. Dal 2014 è Direttore Artistico del Museo di Arte contemporanea “Dino Formaggio” del Comune di Teolo.


Identità_memoria_oblio
Inaugurazione 18.01.20 dalle ore 18.30
La mostra fotografica rimarrà visitabile dal 18.01.20 al 16.02.20 dal lunedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.00 previo appuntamento.

Ingresso libero.


Spazio Cartabianca
Via Giorgione, 24
35020 – Albignasego (PD)
info@spaziocartabianca.it

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